Progetti banali e voli pindarici.
Finendo architettura ho cominciato a fare delle mostre insieme ad un gruppo. Una delle ultime mostre che abbiamo fatto era al Peggy Guggenheim Collection. Con una premessa del genere le aspettative erano piuttosto alte. Poi ho cominciato a lavorare come disegnatore tecnico, andando avanti e cambiando azienda ho fatto preventivi e gestivo le commesse come project manager. In questa realtà i progetti li vedevo arrivare e sostanzialmente ne vedevo di due tipi progetti:
- Uno basico, facilmente realizzabile che aveva come unica esigenza prezzi piuttosto bassi
- Altri con progetti particolari e difficilmente realizzabili. So che cosa vuole dire trovarsi davanti al progettista artista che ti dice: “questo è il mio progetto, alla realizzazione pensaci tu”. So anche che spesso la realizzazione di progetti irrealizzabili vuole dire uno stravolgimento delle idee iniziali con dubbi risultati.
Dopo 18 anni di gavetta ho aperto uno studio per conto mio e solo ora mi permetto il lusso di progettare. A questo punto la domanda progetti banali e voli pindarici diventa un elemento di primo piano nel mio lavoro.
Un cliente se viene da me chiede un progetto che sia qualcosa di più di quello che gli può proporre direttamente l’allestitore, ma so anche che devo fare dei progetti che siano costruibili esattamente come da mie indicazioni.
Come essere all’altezza di questo compito? Progetti non banali ma realizzabili.
I punti sono tre:
- Continua ricerca di materiali
- Diversi utilizzi
- Perfetta conoscenza delle tecniche costruttive
Spesso la soluzione per il progetto dello stand si gioca su una trovata che unisca:
- Soluzione tecnica
- Facile realizzazione
- Impatto scenico
Continua ricerca di:
- Materiali
- Luci
- Tecniche costruttive
sono le armi in mano ad un progettista!